Il parcheggio sotterraneo e la Panda rossa

Da: Alessio, 39 anni, Verona

Abito in un condominio anni ’70 a Borgo Trento, Verona. Quattro piani di cemento armato, balconi con le tende da sole sbiadite, scale che la domenica mattina puzzano di ragù e di detersivo per pavimenti. L’ascensore si blocca ogni due mesi, soprattutto quando piove, e il vicino del terzo piano, il signor Mario, ex carabiniere in pensione, ha il vizio di controllare chi entra e chi esce con un binocolo da birdwatching.

Il garage sotterraneo è un vero labirinto: colonne grigie che ti graffiano la fiancata se non stai attento, luci al neon che lampeggiano come in un film horror, e i posti auto numerati con la vernice bianca ormai sbeccata. Il mio è il numero 14, quello vicino alla colonna che ha già portato via mezzo paraurti destro della mia Golf.

Mia moglie Laura insegna italiano alle medie e ha una Panda rossa del 2012, piena zeppa di adesivi dei Paw Patrol perché i nostri due bambini, Tommaso di 8 anni e Giulia di 6, la usano come taxi per la scuola, il calcio, il nuoto e le feste di compleanno. Io invece ho una Golf nera del 2018, cerchi da 17 pollici, interni in pelle, quella che sembra sempre sporca anche dopo il lavaggio a rullo.

Una sera di maggio, il 15 per l’esattezza, esco con Sabrina. La chiamo la Bionda per comodità, anche se in realtà si chiama così davvero. È di Vicenza, separata da due anni, due figli di 10 e 12 anni, lavora in un’agenzia immobiliare vicino alla stazione di Vicenza Porta Vescovo. Ci conosciamo su Incontri Extraconiugali Italia da tre mesi: prima solo chat, poi un caffè a metà strada a Soave, in un bar con i tavolini di marmo e il proprietario che sembra uscito da un film di Verdone, poi la cena.

Quella sera avevamo prenotato in un agriturismo fuori Verona, verso San Martino Buon Albergo. Posto perfetto: vialetto di ghiaia che scricchiola sotto le ruote, pergolato di glicine, luci soffuse, risotto all’amarone servito in pentola di rame, vino della casa che sa di ciliegia e di terra. Nessuno chiede documenti, nessuno ti guarda strano. Parcheggio la Golf al posto della Panda: Laura è a yoga fino alle 22:30, lo so perché controlla sempre il calendario sul frigo con la penna rossa, di quelle con il cappuccio che si perde sempre.

La serata va liscia come l’olio. Parliamo di tutto: dei figli, del lavoro, di quanto sia difficile trovare un parcheggio decente in centro, di quanto sia bello invece stare lì, lontano da tutto. Un bacio in macchina sotto le stelle di campagna, il profumo del fieno appena tagliato, il silenzio rotto solo dal canto dei grilli.

Torno a casa alle 23:47. Entro in garage con il telecomando che fa quel bip bip fastidioso che sveglia mezzo condominio. Accendo la luce: la Panda rossa è al mio posto. Laura è tornata prima. Il cuore mi parte a mille, le mani sudano sul volante. Esco di nuovo, prendo la Golf e la lascio in strada a trecento metri, vicino al bar “Da Gianni” che chiude alle 2 e ha sempre i tavolini fuori, anche se piove.

Entro in casa in punta di piedi. Laura è sul divano con la coperta di pile, quella a scacchi comprata a Praga, la tv su Rai1 con il tg notte. “Amore, hai fatto tardi in ufficio?”. Io, sudato come dopo una maratona: “Sì, riunione infinita, il capo ha voluto i report aggiornati, sai com’è”. Lei: “Ho visto. Hai parcheggiato fuori, bravo, così non svegli i vicini”.

Il giorno dopo porto i bambini a scuola, torno a casa per prendere il pc dimenticato. Sabrina mi manda un messaggio: “Ho dimenticato il rossetto in macchina, quello rosso di Chanel, numero 999, il mio preferito”. Apro la Golf: eccolo lì, sul cruscotto, accanto al pacchetto di fazzoletti e alla monetina da 2 euro che uso per il carrello della spesa. Laura lo trova mentre cerca il telecomando della tv che i bambini nascondono sempre sotto il divano: “Di chi è questo?”. Io: “Della collega, l’ha lasciato ieri in macchina quando l’ho accompagnata a casa dopo la riunione”. Lei: “Ah, la collega. Si trucca così? Sembra una soubrette”.

Ora in ufficio tutti chiamano la segretaria “la Bionda” e io non so più dove guardare. La segretaria vera si chiama Marisa, ha 60 anni, i capelli viola e un debole per i dolci alla crema. Morale: mai fidarsi del garage condominiale. E mai lasciare tracce di rossetto. Ora parcheggio sempre in strada, anche se piove, anche se c’è il sole, anche se il signor Mario mi guarda con il binocolo.

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