Il cane che ha tradito tutti: Si anche il padrone

Ho un labrador di nome Rex, ha tre anni, pelo color miele che brilla al sole, occhi marroni che sembrano sempre sorridere anche quando ha combinato un disastro. Rex è il mio complice perfetto, il re degli alibi: “Vado a portare fuori il cane” funziona sempre, con chiunque, in qualsiasi momento.

Mia moglie Chiara è abituata da anni a queste uscite serali, dice “Vai pure, tanto poi torna con le zampe sporche di fango e dovrò pulire il pavimento per la terza volta”. Vivevamo in una villetta a Nervi, con un giardino recintato dove Rex scorrazza libero, ma dopo la promozione di Chiara a responsabile marketing, ci siamo trasferiti in un appartamento in centro, al terzo piano di un palazzo liberty in via XX Settembre, con vista sul Porto Antico. Il giardino è un ricordo, ora Rex passa le giornate a guardare i piccioni dalla finestra, abbaiando come un matto.

Chiara lavora in un’agenzia di pubblicità, orari folli, riunioni fino a tardi, ma è il tipo che ama la routine: cena alle 20, film sul divano alle 21:30, a letto alle 23 con il libro di cucina sul comodino. Io sono grafico freelance, home office, quindi ho tempo per le distrazioni. Una sera di luglio, il 22, caldo umido che ti appiccica la camicia alla pelle, esco con lei.

La chiamo la Rossa perché ha i capelli tipo rame, tagliati corti in un caschetto mosso che le incornicia il viso da elfa. È insegnante di inglese in una scuola privata a Quinto al Mare, sposata con un tipo noioso che fa l’avvocato, due figli adolescenti che passano le giornate sui videogiochi.

Ci siamo conosciuti su Incontri Extraconiugali Italia a Pasqua. Ero lì da un mese, curioso, un po’ annoiato dalla solita vita. Il suo profilo: “Cerco qualcuno che sappia ridere anche sotto la pioggia”. Il mio: “Grafico in cerca di ispirazione fuori dagli schermi”. Primo messaggio: “Odio l’estate, troppo caldo per pensare”. Risposta: “Anch’io, ma adoro il gelato alla stracciatella”. Da lì, chat infinite, poi telefonate sussurrate in cucina mentre Chiara era sotto la doccia, poi il primo incontro reale: un caffè a Sestri Levante, tavolino sul lungomare, lei con un cappuccino macchiato e io con un espresso doppio. Parliamo di libri fantasy, film indie, del sogno di un viaggio in Islanda. È stato come accendere una luce in una stanza buia.

Da quel caffè, tutto è diventato più elettrico. Messaggi su Incontri Extraconiugali Italia ogni giorno: “Hai visto il tramonto oggi?”, “Ti mando una foto del mio caffè, sembra un cuore”.

Il sito è stato il nostro rifugio sicuro: chat criptate, foto sfocate, nessun rischio di essere scoperti. Abbiamo passato settimane a scriverci, a conoscerci davvero, prima di osare il passo successivo. E quando è arrivato, è stato naturale: un motel sulla sopraelevata, uno di quelli anonimi con le tende rosse sbiadite, il neon “Vacancy” che lampeggia come un cuore affannato, parcheggio gratuito e reception deserta a quell’ora. È il nostro rifugio: stanza numero 7, letto con la testiera di ferro, bagno con la vasca gialla e l’odore di cloro misto a disinfettante.

Lascio Rex legato fuori con una ciotola d’acqua fresca e un osso di pelle di bufalo comprato al pet shop di via Dante, quello che dura ore e lo tiene occupato. “Stai buono, socio”, gli dico grattandogli la testa, e lui mi guarda con quegli occhi da cucciolo innocente.

La serata è elettrica: apriamo una bottiglia di Vermentino portata da casa, mangiamo sushi take-away sparso sul copriletto, ridiamo di aneddoti stupidi – lei mi racconta di un alunno che ha confuso “affair” con “a fair”, pensando fosse una fiera del bestiame. Parliamo del futuro, di come vorremmo fuggire per un weekend senza alibi, senza cani traditori. L’aria è densa di umidità e desiderio, le tende filtrano la luce dei fari delle auto che sfrecciano. Passa un’ora, forse due, e sento un casino infernale: abbaii furiosi, un ringhio basso, il rumore di qualcosa che si strappa. Esco di corsa, in boxer e maglietta, i piedi nudi sull’asfalto bollente.

Rex ha fatto il diavolo a quattro: ha strappato la borsa di lei, una di quelle di pelle écru fatte a mano da un artigiano di Portofino, con la tracolla di corda intrecciata.

Dentro c’era il portafoglio di coccodrillo finto, con le carte di credito, i soldi contanti e – peggio di tutto – la foto del marito, un 4×6 plastificato con lui in divisa da avvocato, cravatta rossa e sorriso da spot dentifricio. Il marito di lei è un carabiniere in congedo, di quelli con la divisa stirata anche in ferie, che controlla il telefono della moglie ogni sera come un rituale. La Rossa entra in paranoia totale: “Se la vede mio marito mi ammazza, ci fa pedinare, chiama gli amici in questura”. Io pure, il sudore mi cola lungo la schiena, immagino titoli sui giornali locali: “Affaire al motel, cane testimone del delitto”.

Alla fine Rex ha mangiato anche la foto, la carta plastificata fatta a brandelli, con solo un pezzo di uniforme blu che spunta dalla bocca. Lo tiro via con delicatezza, lui mi guarda colpevole, la coda bassa. Raccogliamo i cocci: il portafoglio è irrecuperabile, le carte sparse come foglie d’autunno. Ridiamo nervosi, lei dice “Almeno non c’è prova”, io replico “Sì, ma ora tuo marito penserà che sei stata assaltata da un lupo mannaro”. Torniamo dentro, ma l’atmosfera è rotta, finiamo la bottiglia in silenzio, accarezzando Rex come se fosse il nostro scapegoat peloso.

Siamo tornati a casa con la coda tra le gambe, letteralmente: Rex trotterella mogio sul guinzaglio, io guido con un occhio allo specchietto retrovisore paranoico. Chiara ha trovato un pezzetto di carta in bocca a Rex mentre lo asciugava: “Cos’è questo? Sembra una foto”. Io, inventando sul momento: “Un volantino del supermercato, sai quelli con le offerte sui detersivi”. Lei: “Strano, c’è una faccia sopra, sembra un poliziotto”. Le mani mi tremano mentre le passo il phon, cambio discorso sul meteo, sul cena di domani.

Il giorno dopo la Rossa mi manda un messaggio vocale su Incontri Extraconiugali Italia, voce tremante ma divertita: “Mio marito ha trovato la borsa distrutta sul tavolo della cucina, pensa sia stato un ladro in casa, ha chiamato i carabinieri – ironia della sorte – e ora dorme con il lucchetto doppio”. Io rido, ma poco, il cuore ancora in gola. Rex ora ha il divieto assoluto di uscire dopo le 22, guinzaglio corto e museruola per le passeggiate notturne, e io ho comprato un nuovo osso indistruttibile, di gomma dura, ma non mi fido più.

Da allora, i nostri incontri sono senza animali: caffè in locali affollati, passeggiate sul lungomare con alibi di “gita con amici”. Ma Incontri Extraconiugali Italia resta il nostro posto sicuro: lì scriviamo, pianifichiamo, ridiamo di Rex il traditore. Se non fosse stato per quel sito, non ci saremmo mai trovati. E tu? Hai già provato? Iscriviti ora a Incontri Extraconiugali Italia – perché a volte il brivido inizia con un messaggio.

Morale: mai fidarsi di un labrador con troppa energia. E mai lasciare la borsa incustodita fuori da un motel, perché i cani hanno più istinto di noi per i segreti. Ma soprattutto, grazie a Incontri Extraconiugali Italia, il nostro caos ha avuto un lieto fine… quasi.

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